Discorso tenuto durante la cerimonia prima
dell'incenerimento della spoglia di mia mamma
nel cimitero di Lugano. Lunedì 12 giugno 2017
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Cari
presenti e famigliari
siamo
qui riuniti per dare addio alla spoglia mortale di quella che fu
nostra madre e
vostra
amica : Luigina Ballisti nata Albanese qui a Molino Nuovo nel 14
agosto del
1922
e quindi morta poco prima di finire il suo 95-mo anno di vita.
Suo
papà era un “semplice”
muratore e la madre una “semplice”
sarta. Gente definita “semplice”,
ma che io so di modi "nobili
e generosi".
E
io sono molto fiero dell'origine che viene definita “modesta” di
mia madre.
Vedete
come l'uso di certi aggettivi (semplice,
modesta)
nel linguaggio
rispecchia un atteggiamento di
supposta
superiorità sociale, purtroppo
ancora in uso ai nostri giorni ma che davanti alla morte non
ha più senso.
Come
lei anche a me non sono mai piaciuti certi atteggiamenti
di gente che
misura il valore di una persona solo
dall'ammontare nel conto in banca e non
dalla
capacità
di dare
amore
al prossimo.
Ci è sempre stato detto che dopo la morte si
verrà giudicati per
quello che abbiamo
fatto
durante la nostra vita. Se voi oggi siete qui a partecipare con
noi a
questa
cerimonia
di addio mi fa supporre che il vostro giudizio su
nostra madre
sia stato almeno un po' positivo. E non
dimentichiamo
che nessuno
di
noi è perfetto, che tutti noi abbiamo i nostri momenti
dove ci comportiamo
in un modo che viene percepito come, diciamo
così, “non proprio buono” dalle
persone
coinvolte in quel momento.
Questa è la natura umana: quella di un
essere che vive in un modo
solitamente
tutt'altro che perfetto, dove poi
questo
"modo perfetto" dovrebbe ancora essere
definito
perché ognuno avrà una sua
propria interpretazione ...
E siccome la perfezione non esiste,
dobbiamo tutti esercitare la nostra tolleranza verso
gli
“altri”, chiunque
essi siano.
In una certa
preghiera si dice proprio “e
rimetti a noi i nostri debiti come noi li
rimettiamo
ai nostri debitori”,
dove naturalmente con “debiti”
non si pensa
affatto
agli affari finanziari ma al comportamento di ciascheduno.
Siamo
qui per dire addio a una persona che
ha
sempre cercato di fare del suo meglio.
Siamo
qui anche per perdonare e dimenticare se invece ci è apparso che
non abbia agito
nel modo che noi avremmo desiderato.
Ma
in fondo non siamo noi che dobbiamo ergerci a giudici, perché
per giudicare
bisogna
conoscere
tutti i dettagli di una situazione.
E ricordo che sta
anche scritto “Chi è senza peccato scagli la prima
pietra”.
A
me personalmente disturba molto quando qualcuno si permette di
emettere
giudizi
su un'altra persona usando soltanto informazioni parziali e
non
verificate.
Nostra madre è stata la persona con la quale sono stato in
contatto più
a lungo di
chiunque
altra, e quella che più mi ha aiutato
all'inizio della
mia vita.
Lei mi ha messo al mondo dopo un lungo travaglio (pesavo 5 kg alla
nascita!) durante
la seconda guerra mondiale, quindi ero il
risultato della
speranza per un futuro migliore, malgrado la paura di un futuro
incerto.
Mio padre era in servizio militare, e mia madre dovette occuparsi
oltre
al resto anche di me. Ma lo fece con tanto amore e dedizione, e
tutti
sappiamo
come
i primi anni di vita siano importanti per lo sviluppo della
personalità di un
bambino.
Dopo pochi anni nacque anche mia sorella, che
portò un grande arricchimento
nella nostra famiglia, e poi morì
la nonna materna.
Già in questa
successione
di eventi riconosciamo il ciclo della natura. Tutti moriremo un
giorno.
Di questo non dobbiamo aver paura, anche se ci dispiace.
È quando muoiono gli altri che soffriamo!
Ma prima di arrivare alla stazione
terminale, abbiamo sempre la possibilità
di
lasciare una traccia di fatti positivi e di opere di bene fatte
con amore.
La nostra famiglia ha dapprima vissuto in
Via Peri, nel centro di Lugano e vicino al negozio di
impianti
elettrici di Via Ariosto condotto da mio nonno e poi da mio
padre.
La vita di nostra mamma è stata
determinata dal lavoro nel negozio.
Anche se poi siamo
andati ad
abitare a Besso, la via Ariosto, dove anche abitavano
i
nonni, rimase sempre
il centro della nostra famiglia.
Le vacanze erano piuttosto per noi bambini che
per lei,
visto
che d'estate eravamo spesso in montagna nella casetta del nonno,
e
quindi
c'erano
tutte le faccende domestiche da sbrigare oltre che andare in
negozio
a
dare
un colpo di mano.
Poi
noi bambini siamo cresciuti e lei ci ha seguito e incoraggiato
sulla
nostra
strada. Non nascondo che le ho dato molte preoccupazioni a causa
di
quello che facevo: ogni volta che andavo in montagna con il Club
Alpino
era
per lei l'inizio di una attesa inquietante fino al mio ritorno.
Nel
frattempo io
sono
partito per il nord a studiare e poi a lavorare, ma abbiamo
sempre
mantenuto
dei buoni contatti, all'inizio con le mie
visite settimanali, che poi
naturalmente
si
sono sempre più diradate.
Il
periodo più difficile per nostra madre penso che sia stato
quello durante la
malattia
di mio padre, quando a causa di un Ictus celebrale rimase
semi-paralizzato
su
una sedia a rotelle e dovette essere curato da lei.
Una
abnegazione pesante che mostra la capacità di una persona di
dare
amore.
La
morte di suo marito, nostro padre, fu dura per lei, ma il tempo
cura
le piaghe,
e
forse dopo ebbe la possibilità di passare gli anni più belli,
prima
che gli
acciacchi
della vecchiaia la obbligarono a ridurre le sue attività e a
ritirarsi
nell'appartamentino
di via Trevano, ancora nel suo Molino Nuovo di origine.
E con molto coraggio prese un giorno la decisione di entrare
nella Casa Serena, quando
le forze non bastarono più.
Poco fa avete
ascoltato il “Va pensiero” di Giuseppe Verdi.
La
musica riesce a penetrare profondamente in noi e comunicare
molte
cose più
che
le parole. A nostro parere questa musica ci
fa guardare indietro nel tempo e ricordare
quello che abbiamo vissuto
con la persona
defunta.
Poi
abbiamo ascoltato il suono del flauto giapponese, con lo scopo
di
ritrovare la calma nella profondità del nostro spirito e nel
presente: qui e adesso.
Due
composizioni musicali che più diverse non potrebbero essere. Con
la
prima
rappresentiamo
il passato, la vita di mia mamma, con tutti i colori strumentali
e
le
tante impressioni e sensazioni. Ma ora lei riposa in pace, e il
flauto ci conduce
in un viaggio
fuori
dal mondo, verso una pace eterna.
Vorrei leggervi qui "L'infinito" del
Leopardi, ben sapendo che non ci può raggiungere
nel profondo e in modo così immediato come la musica.
Ma forse come il flauto giapponese anche questa poesia ci mostra
come
la vita e l'immensità delle cose conosciute e sconosciute ci
sopraffanno
e
però lo sprofondare in questa immensità è come un ritorno
all'origine ed è indolore.
Anche l'oceano è formato da gocce d'acqua, e noi siamo come
una
goccia
d'acqua che alla fine della vita ritorna nell'oceano:
L'infinito
di Giacomo Leopardi
Sempre
caro mi fu quest'ermo colle,
E
questa siepe, che da tanta parte
Dell'ultimo
orizzonte il guardo esclude.
Ma
sedendo e mirando, interminati
Spazi
di la' da quella, e sovrumani
Silenzi,
e profondissima quiete
Io
nel pensier mi fingo; ove per poco
Il
cor non si spaura. E come il vento
Odo
stormir tra queste piante, io quello
Infinito
silenzio a questa voce
Vo
comparando; e mi sovvien l'eterno,
E
le morte stagioni, e la presente
E
viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità
s'annega il pensier mio:
E
il naufragar m'è dolce in questo mare.
Accettiamo
il decorso della natura, perdoniamo gli sbagli e sopratutto
ricordiamo le
belle
e buone cose vissute con nostra madre. Le nostre memorie la
terranno viva nei
nostri
cuori e ognuno di voi potrà ritrasmettere il bene ricevuto verso
le
persone vicine.
Lascio a mia sorella il compito di ringraziare le persone che sono
state vicine a nostra madre in
questi ultimi anni. Ma io qui devo ringraziare mia sorella per
l'immensità delle attenzioni che ha
prestato a nostra madre, mentre io da lontano non potevo far
molto.
Il
rito del funerale è stato pensato per lenire il dolore della
comunità e dei famigliari
e
quindi dare un degno addio ad una cara persona.
Per
questa ragione la vostra presenza qui oggi è importante e ci
conforta molto.
Vi
ringraziamo di cuore per esservi presa la briga di partecipare a
questa cerimonia
con noi.
Grazie.
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Pezzo tolto dal discorso:
Mi
accorgo che insito molto su questo “dare amore”, e penso che ciò
sia anche
dovuto
a quello che succede in paesi non molto lontani, dove l'odio
prende
il
sopravvento
sulla ragione.
Ma
non lasciamoci trascinare dalla paura verso condanne
generalizzate.
Dobbiamo
difendere i nostri valori morali senza negarli con la scusa
della
necessità.